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L’impotenza può dipendere da moltissime cause anche da un problema alla prostata benigno o maligno. Pertanto, è indispensabile una valutazione urologica o andrologica per studiare la disfunzione erettile.

Innanzitutto non preoccuparsi troppo perché quasi sempre l’emospermia (cioè sangue nello sperma) riconosce cause benigne (infiammazioni, ingrossamenti benigni della prostata, alterazione della coagulazione). Risulta importante rivolgersi allo specialista Urologo o Andrologo.

L’esame del liquido seminale (spermiogramma) indica a grandi linee il grado di fertilità dell’individuo. Successivamente si potranno eseguire altri accertamenti dopo valutazione andrologica.

Falso. Il Viagra e gli altri farmaci simili (Levitra e Cialis) possono essere assunti con sicurezza. Sono controindicati in chi assume nitroderivati e in chi soffre di retinite pigmentosa (assai rara).

La causa più probabile e l’Induratio Penis Plastica o Malattia di La Peyronie. L’andrologo semplicemente dalla visita la può diagnosticare.

L’eaiculazione precoce può essere di origine psicogena, ma non dobbiamo escludere altre cause come la presenta di una infiammazione della prostata (prostatite)

Sì in quanto parte dello sperma va in vescica per l’ampiamento del collo dell’uretra (eiaculazione retrograda) ed inoltre riducendo il volume prostatico cala il liquido seminale.

No, anzi una sana e regolare attività sessuale aiuta a migliorare i disturbi urinari

Si tratta di una frequente patologia a  carico del distretto venoso testicolare, più spesso a sinistra, che non si manifesta con dolore ma con un senso di pesantezza locale legato alla varicosità delle vene di questa zona.

Dipende dalla valutazione dello specialista andrologo, in quanto può essere responsabile di ipofertilità specie se di grado elevato.

Sarebbe meglio consultare lo specialista urologo o andrologo per indagare l’origine del calo. E’ importante non vergognarsi e rivolgersi al più presto per una diagnosi accurata ed un’eventuale terapia.

La prostata è una ghiandola sessuale che produce alcune sostanze che servono a nutrire gli spermatozoi. Insieme alla vescicole seminali produce circa il 70% della quantità di sperma che si elimina con una eiaculazione.

Il tumore della prostata non è ereditario. Tuttavia, come per tutte le neoplasie maligne, ci può essere una predisposizione genetica (familiarità). Pertanto, in un soggetto con familiarità per neoplasia maligna prostatica è raccomandata uno stretto monitoraggio urologico.

In genere intorno ai 45-50 anni. In caso di familiarità per tumore maligni della prostata anche prima, verso i 40 anni.

Prima di tutto una visita urologica con l’esplorazione rettale. Poi esami come il PSA, esame completo delle urine ed una ecografia addome completo e della prostata per via transrettale.

In un soggetto che non presenti disturbi riferibili ad infiammazione prostatica (prostatite) la bicicletta non è assolutamente controindicata.

Sono in fase di studio altri marcatori tumorali della prostata (PCA3 su urine, 2 pro PSA). Tuttavia, il PSA riveste ancora oggi un importanza fondamentale nella diagnosi precoce del tumore della prostata, ma la sua interpretazione deve essere affidata all’urologo.

Dipende dal tipo di intervento e per quale patologia. Tuttavia, il rischio di incontinenza urinaria dopo interventi alla prostata esiste ma la percentuale è molto bassa.

La maggior parte dei pazienti sono uomini in quanto per lo più si rivolgono all’urologo per problemi prostatici o della sfera sessuale, ma un 15% è rappresentato da donne che possono lamentare disturbi all’apparato urinario (ad esempio calcolosi renale, neoplasie del rene o della vescica). Inoltre un buon numero di donne dopo una certa età possono andare incontro a problemi di incontinenza urinaria. L’urologo è lo specialista di riferimento per le donne che presentano problematiche di perdite incontrollate di urina.

Si tratta del dosaggio mediante prelievo di sangue di una specifica proteina secreta dalla prostata. Molto importante è ricordarsi che l’aumento del livello del PSA non è sinonimo di neoplasia maligna ma il valore deve essere mantenuto controllato.

Secondo gli studi più recenti viene considerato valore soglia un PSA di 2.5 ng/ml. E’ importante ricordare qualora venga riscontrato un valore superiore di non allarmarsi poiché esso va associato a determinati parametri e ogni tipo di valutazione in merito deve essere fatta dallo specialista.

In genere no, soprattutto se è in fase precoce, in quanto si sviluppa nell’85% dei casi nella porzione periferica della ghiandola prostatica che non essendo in contatto con l’uretra non manifesta i disturbi urinari tipici dell’ingrossamento benigno della porzione centrale che avviene con l’aumentare dell’età.

Si tratta di un ecografia che viene effettuata con una metodica che consente di visualizzare la prostata attraverso l’introduzione, per pochi minuti, di una mini-sonda ecografica nel retto.

L’esame istologico consiste nell’analisi al microscopio del tessuto dell’organo interessato e permette di confermare il sospetto diagnostico per la presenza o meno di affezioni maligne.

E’ ben tollerata se viene praticata un’adeguata anestesia locale o meglio ancora se viene eseguita una sedazione per via sistemica da parte dell’anestesista.

Gli interventi chirurgici che vengono eseguiti sulla prostata sono o per ridurre i disturbi urinari causati dall’ingrossamento benigno (resezione endoscopica transuretrale e adenomectomia prostatica) e quelli necessari per asportare la neoplasia prostatica (prostatectomia radicale “ a cielo aperto” o laparoscopica senza grandi incisioni cutanee sull’ addome).

In una percentuale di casi è possibile che a seguito dell’intervento chirurgico effettuato per rimuovere la prostata affetta da tumore, si verifichino impotenza e incontinenza urinaria anche se il miglioramento delle tecniche chirurgiche e un’adeguata riabilitazione post operatoria permettono una buona ripresa dell’attività sessuale e della continenza urinaria.

Oggi sono notevolmente ridotti i casi di totale impotenza ed incontinenza urinaria, ma se presenti si risolvono con un’ adeguata riabilitazione che va richiesta all’urologo di riferimento dopo l’intervento chirurgico ed il periodo di recupero previsto può essere tra i 3 e i 12 mesi.

Si. Altri approcci possono essere utilizzati sia da soli che associati al trattamento chirurgico come la terapia medica (ormonoterapia o chemioterapia ), radiante   trattamento radioterapico esterno e brachiterapia) o altri come la crioterapia o il trattamento ad ultrasuoni. E’ importante ricordare che tutte le opzioni vanno discusse con lo specialista.

Generalmente il bruciore urinario si risolve spontaneamente in pochi giorni se la sintomatologia è lieve, ma se il fastidio persiste è consigliabile rivolgersi all’ urologo.

La cistoscopia è un esame diagnostico che serve all’urologo per valutare visivamente l’interno della vescica. Si utilizzano strumenti con cannule di pochi millimetri di diametro rigide o flessibili che passando attraverso l’uretra permettono di visualizzare la vescica e da qui eseguire anche trattamenti di chirurgia endoscopica. La cistoscopia è ben tollerata soprattutto se si utilizzano cannule flessibili di ultima generazione che però sono molto costose e delicate quindi non in dotazione a tutti gli urologi.

Si tratta di un trattamento, di solito ben tollerato, che permette di sbriciolare i calcoli attraverso la stimolazione dall’esterno del corpo con ultrasuoni.

In parte, perché permette di ben visualizzare solamente il rene e la vescica e non le vie escretrici spesso sede di calcoli incuneati nel loro tratto.

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