Crescono le evidenze a supporto del ruolo dell’infiammazione cronica della prostata nella patogenesi della IPB. L’iperplasia prostatica benigna (IPB) rappresenta la patologia urologica più frequentemente diagnosticata negli uomini a partite dalla quinta decade. Sebbene le cause di questa malattia resti in parte incerta, sono stati individuati alcuni fattori di rischio tra cui l’età e l’insulino-resistenza (diabete).
Negli ultimi anni è andata anche emergendo l’ipotesi che all’infiammazione cronica della prostata spetti un ruolo determinante nella patogenesi della IPB e nella sua progressione.
Un recente lavoro scientifico condotto da Gandaglia e collaboratori pubblicato sul BJU International nel 2013 ha effettuato un’analisi critica delle evidenze riguardanti questa ipotesi facendo emergere nuove ed interessanti prospettive.


Gli Autori hanno riassunto le loro principali osservazioni in 5 punti conclusivi:

  1. Cosa scatena un’infiammazione cronica della prostata? Diversi sono gli stimoli che possono indurre uno stato cronico di infiammazione a carico della prostata; questo a sua volta determina un continuo danno e guarigione del tessuto, causa di un aumento del volume della prostata.
  2. Esiste una correlazione tra infiammazione cronica e severità dei sintomi delle bassa vie urinarie (LUTS)? Sì, i dati osservati mostrano un’associazione statisticamente e clinicamente significativa tra infiammazione cronica e severità dei LUTS. Infatti, rispetto ai soggetti senza infiammazione cronica alla prostata, i pazienti con IPB combinata a infiammazione presentano una più elevata gravità dei LUTS e una probabilità più elevata di ritenzione urinaria.
  3. L’infiammazione cronica può influire sull’efficacia di un trattamento? Sì. Sebbene richiedano ulteriori conferme, i dati osservati suggeriscono che un’infiammazione prostatica di alto grado può essere considerata un predittore di scarsa risposta al trattamento della IPB. Pertanto, la presenza di questo pattern infiammatorio potrebbe consentire l’individuazione di quei pazienti ‘difficili da trattare’ in cui valutare l’attuazione di una terapia combinata per migliorarne gli outcome.
  4. Come identificare l’infiammazione cronica in pazienti affetti da IPB? Attualmente l’esame istologico è il solo strumento diagnostico disponibile; poiché non è possibile proporre tale esame a tutti i pazienti con IPB, è auspicabile il ricorso anche ad altri parametri meno invasivi. In questo contesto sono da considerare parametri clinici (severità dei LUTS, scarsa risposta alla terapia), di laboratorio o derivati dalla diagnostica per immagini (volume della prostata, calcificazioni prostatiche all’esame ultrasonografico) che potrebbero essere interpretati, individualmente o in combinazione, allo scopo di identificare questa classe di pazienti.
  5. Quale obiettivo futuro? L’identificazione di pazienti con IPB e infiammazione cronica della prostata potrebbe rappresentare una svolta cruciale verso lo sviluppo di terapie specificatamente mirate così da prevenire la progressione della malattia.