Fondamentale la presenza di uno psico-sessuologo nel percorso di diagnosi della dismorfofobia peniena, cioè di quella situazione in cui si ha un’alterata percezione dei propri genitali, soprattutto delle dimensioni e forma del pene. E’ bene in queste situazioni che l'andrologo sia affiancato anche da un altro professionista. Questo perché fondamentale è la raccolta di tutti i dati relativi alla sfera psichica e sessuale, al fine di valutare la presenza di cause psicologiche e relazionali alla base di questo disturbo.

Escluse cause fisiche, il problema va affrontato con lo psicologo. Fatta la diagnosi e comprese le motivazioni di questo disturbo e soprattutto escluse tutte le possibili cause fisiche che possono portare a reali alterazioni del pene e dei genitali, come effettivamente la presenza molto rara di un micropene, la fimosi, il recurvatum congenito o l’ipospadia, è importante che vengano prospettate tutte le possibili terapie che il soggetto successivamente potrà intraprendere.

La chirurgia genitale si rende indispensabile solo se strettamente necessaria. Quando l’esame obiettivo dei genitali rileva dunque che il pene non presenta alcuna anomalia, è necessario spiegare che la scelta chirurgica non dovrebbe essere fatta, perché per esempio gli interventi di falloplastica sono in grado di aumentarne solo marginalmente le dimensioni, a fronte dei numerosi e potenzialmente effetti collaterali dannosi. La chirurgia deve essere presa in considerazione solo quando necessaria, come nel caso del micropene (dimensioni in erezione al di sotto dei 7-9 cm) o di una curvatura del pene importante.

Fondamentale importanza, pertanto, l’educazione sessuale e un percorso psicologico. Un trattamento psicologico di tipo cognitivo-comportamentale e un percorso di informazione e di educazione sessuale possono invece aiutare la persona a cambiare la propria immagine negativa dei genitali, realizzata e rafforzatasi negli anni a causa per esempio dell’assenza o dalla scarsità di informazioni di carattere sessuale. In particolare, la terapia psicologica dovrà cercare di correggere i pensieri e comportamenti negativi che si sono instaurati, come l’evitare i rapporti sociali e i rapporti sessuali.

Infine, se si volesse comunque tentare di ingrandire il pene senza però ricorrere alla falloplastica, altamente invasiva e ricca di effetti indesiderati, potrebbe essere valutato il trattamento fisioterapico che si avvale di vari dispositivi da applicare al pene, i cui risultati però rimangono dubbi.