oms escluso rapporto caffe cancro vescica

Caffè assolto: non è cancerogeno. Il suo consumo non rappresenta un fattore di rischio per l’insorgenza di cancro alla vescica. Il verdetto arriva dallo IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul cancro) di Lione che fa parte dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms).

Un comitato di 23 esperti internazionali ha setacciato circa 1000 studi declassando il caffè da “sostanza possibilmente cancerogena” (gruppo 2B, con le sostanze per cui esistono prove limitate a sostegno dell’associazione con il cancro) a sostanza non cancerogena (gruppo 3, che include sostanze non classificabili in relazione alla loro cancerogenicità, per le quali non esistono evidenze di rischio). Nel 1991 il consumo di caffè era stato associato al tumore alla vescica e la bevanda era stata appunto bollata come un fattore di rischio oncologico.

Gli studi prodotti dopo quella data però non hanno confermato la correlazione tra caffè e tumore alla vescica mentre hanno documentato i benefici derivanti dal suo consumo. Bere caffè avrebbe un effetto protettivo contro il rischio di insorgenza di due tumori: quello dell’utero e quello del fegato. Il parere avrebbe valutato un consumo medio di 3-4 tazzine al giorno su una popolazione normale, ovvero persone che non soffrono di malattie come la cirrosi.

Lo IARC è l’agenzia che l’anno scorso aveva incluso la carne processata fra le sostanze cancerogene (gruppo 1) e quella rossa tra le sostanze “probabilmente cancerogene” (gruppo 2A). Nei prossimi mesi, invece, sarà analizzata l’eventuale relazione fra rischio oncologico e tè.

Le linee guida della European Association of Urology del 2015 per il tumore della vescica mentre indicavano una correlazione tra fumo di sigaretta e un maggiore rischio di sviluppare la neoplasia, non riportavano alcun pericolo per il consumo di caffè. Verso la fine del 2015 sono usciti due lavori sull’argomento. Uno è uno studio multicentrico caso-controllo dell’Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri pubblicato su Urology e condotto su circa 700 pazienti con neoplasia vescicale e altrettanti controlli. Lo studio concludeva che non si era riusciti a dimostrare nessuna relazione significativa tra consumo di caffè e sviluppo di neoplasia vescicale.

Il secondo lavoro è una metanalisi di studi osservazionali: 34 casi-controllo e 6 studi di coorte pubblicato su Nature. Da quest’analisi sembrerebbe esserci nel sottogruppo di pazienti maschi non fumatori e forti consumatori di caffè un piccolo eccesso di rischio, anche se i dati sono troppo eterogenei. Servirebbero studi ben disegnati su larga scala per poter trarre conclusioni definitive.

Concludendo i risultati dei vari studi sulla relazione tra consumo di caffè e rischio di tumore della vescica sono discordanti e non permettono di trarre conclusioni definitive. Seppur sia possibile che il caffè aumenti moderatamente il rischio di tumore alla vescica, è possibile escludere aumenti importanti e non si può stabilire se la moderata relazione diretta sia causale. Pochi, infatti, sono gli studi che trovano una relazione dose-risposta e insufficienti sono i risultati degli studi che considerano le relazioni temporali. E’ stato ipotizzato che parte dell’associazione fosse dovuta a un residuo confondimento del fumo, fattore di rischio del tumore della vescica e variabile correlata al consumo di caffè. Tuttavia, alcuni studi hanno trovato rischi aumentati solo nei non fumatori, suggerendo che questa ipotesi è improbabile. Pertanto, sulla base dei dati epidemiologici si possono escludere forti aumenti di rischio di tumore della vescica nei bevitori di caffè; tuttavia non si può escludere un piccolo aumento di rischio.

 Dott. Gian Luca Milan

 

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