uomo con neonato ricerca fertilità

Al giorno d’oggi vari fattori sociali e scelte individuali tendono a procastinare la nascita del primo figlio e si stima che nella sola Italia per via del Covid 19 le nascite verso la fine dell’anno 2020 e inizio del 2021 si ridurranno di circa 6000 unità. Inoltre numerosi indicatori suggeriscono che esistono molti fattori dell’ambiente e in ambito sanitario che incidono negativamente sulla buona qualità dello sperma nei maschi dei paesi sviluppati.

Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che i dati dello spermiogramma dal 1930 fino al 1980 sono progressivamente peggiorati: riduzione del numero degli spermatozoi, della motilità degli stessi e del volume dell’eiaculato.

Altri studi per un periodo più recente (1970-1990) hanno evidenziato grosso modo gli stessi risultati negativi: riduzione del numero degli spermatozoi del 50%, riduzione della velocità degli spermatozoi, alterazione della forma degli spermatozoi (alterazione della morfologia).

Tutti questi dati in associazione alla società in cui viviamo ci fa comprendere come mai le nascite sono sempre meno frequenti se confrontate con le decadi passate.

In aggiunta, l’assenza nel nostro Paese di politiche a favore della natalità fa si che l’Italia sia uno degli ultimi Paesi in Europa per nascite annuali.

Ci sono molte coppie in Italia fertili che per scelta o per necessità economica o lavorativa non fanno figli o si limitano ad averne solo uno, altre coppie invece desiderose di avere bambini ma che presentano un problema di fertilità.

Cause di infertilità maschile

Le cause che portano alla riduzione della fertilità nel soggetto maschile possono essere endogene o esogene.

Tra le cause endogene:

  • malattie specifiche come le infezioni del tratto genitale (prostatiti, epididimiti)
  • il varicocele
  • malattie metaboliche (diabete)
  • problemi del fegato (epatiti)
  • la chemioterapia o radioterapia
  • l’impiego di farmaci immunosoppressori o antiandrogeni.

Le cause di tipo esogeno (quindi esterne all’organismo) sono legate a:

  • inquinamento dell’ambiente nei Paesi Industrializzati (metalli pesanti, sostanze tossiche volatili, coloranti)
  • traumi o microtraumi dell’apparato genitale maschile
  • l’esposizione a fonti di calore molto elevate
  • l’abuso di alcol o di droghe
  • la dieta alterata povera di antiossidanti.

Proprio quest’ultimo fattore, ultimamente, viene sempre più valutato nella gestione del maschio che presenta un’alterazione della fertilità.

L’aumento dello stress ossidativo determina non solo un danno a carico dello sperma stesso (spermatozoi e liquido seminale) ma porta anche ad un aumento del consumo energetico dello spermatozoo per fronteggiare il danno ossidativo e questo determina un esaurimento delle scorte energetiche dello spermatozoo con una riduzione della motilità dello stesso fino alla sua immobilità.

Se lo spermatozoo si muove male o addirittura risulta immobile non riuscirà a raggiungere la meta ossia l’uovo femminile espulso dall’ovaio durante l’ovulazione.

Pertanto, il deficit energetico e lo stress ossidativo sono due processi negativi per la buona qualità del seme maschile che seppur indipendenti si amplificano a vicenda in un circolo vizioso.

Per agire positivamente contro questi due meccanismi dobbiamo da un lato intervenire sulla produzione di radicali liberi che risultano dannosi per le cellule e dall’altra sulla disponibilità di sostanze che permettono di creare energia per lo spermatozoo.

Il gamete maschile ha sopravvivenza breve in vagina (24-72 ore) e il movimento del flagello è finalizzato a raggiungere l’ovocita.

Questo movimento consuma tutte le energie dello spermatozoo e può produrre una grande quantità di radicali liberi fino alla morte cellulare.

La “benzina” dello spermatozoo sono le carnitine (L-carnitina/acetil-L-carnitina) che all’interno di particolari apparati dello spermatozoo (i mitocondri) vengono trasformate per creare l’energia necessaria alla cellula per svolgere il suo compito.

Nei maschi con livelli bassi di carnitine si assiste a una significativa riduzione del numero e della motilità degli spermatozoi in confronto con i soggetti con concentrazioni all’interno della cellula di norma o elevate.

Le carnitine, pertanto, svolgono la funzione di produrre energia e controllarla.

Il deficit di queste sostanze prova nello sperma una riduzione del consumo di ossigeno della cellula e un alterazione di tutto il metabolismo dello spermatozoo: la carenza di carnitina non solo rende poco efficiente la produzione di energia nello spermatozoo ma riduca, anche, l’utilizzo della fonte energetica di altra origine come quella del glucosio e fruttosio per inibizione di alcuni meccanismi intracellulari che fanno parte del ciclo di Krebs.

L’importanza delle carnitine viene evidenziato dal fatto che le concentrazioni di queste molecole sono tre volte maggiori nello spermatozoo rispetto ad altre cellule seminali e da 500 a 2000 volte maggiori rispetto a quello presente nel siero di maschi sani.

Soluzione al deficit di carnitine

Negli ultimi anni numerosi studi clinici hanno analizzato i benefici della somministrazione di carnitine nei soggetti con infertilità maschile per cause note come il varicocele, flogosi croniche dell’apparato genitale maschile o in caso di cause sconosciute.

I pazienti trattati con entrambe le carnitine (L-carnitina e Acetil-L-carnitina) dimostravano un miglioramento dei parametri seminali già a partire dal terzo mese.

Il vantaggio si esprimeva anche nella riduzione dello stress ossidativo come evidenziato dalla riduzione dei radicali nel seme come l’idrossile e il perossile.

Il risultato finale è determinato dall’aumento dei bambini in culla.

La cosa sorprendente di molti studi sta nel fatto che nei pazienti con un numero di spermatozoi mobili basso l’incremento della motilità alla fine del trattamento risultava maggiore rispetto a qui pazienti che presentano un numero doppio di spermatozoi mobili dell’eiaculato: nei soggetti con minor risorse energetiche il vantaggio fornito dal trattamento combinato delle carnitine risulta essere maggiormente efficace.

Vari studi clinici dimostrano che l’utilizzo di carnitine singolarmente o in associazione per un periodo variabile da 2 a 6 mesi migliori significativamente i parametri seminali nei pazienti con infertilità.

Tutti gli studi a disposizione dimostrano che l’associazione di L-carnitina con Acetil-L-carnitina determina benefici sia sulla qualità dello sperma sia sul miglioramento della concentrazione energetica degli spermatozoi che si manifesta in una migliore capacità di fecondazione del maschio con aumento dei tassi di natalità.

Il deficit energetico e lo stress ossidativo alterano come abbiamo già evidenziato i parametri dello sperma e quanto maggiore risulta la presenza di radicali liberi nel liquido seminale tanto più negativi saranno i parametri della morfologia dello spermatozoo, la funzione dello spermatozoo (motilità) e la capacità del gamete di arrivare e fertilizzare l’ovocita. Un elevato stress ossidativo influenza negativamente la buona qualità del seme stesso fino ad aumentare la viscosità dello sperma con incapacità degli spermatozoi di utilizzare le fonti energetiche a disposizione.

Pertanto, associare una terapia di carnitine con degli antiossidanti può risultare utile per potenziare gli effetti benefici del trattamento.

Tra i vari antiossidanti abbiamo:

  • zinco: oltre alle sue proprietà antiossidanti questo elemento fornisce un importante ruolo nella sintesi del DNA e nella divisione cellulare. Risulta utile per la fertilità in quanto normalizza la formazione degli spermatozoi grazie alle sue proprietà di aumentare il livello dell’ormone maschile (testosterone).
  • coenzima Q10: oltre a intervenire nei processi di produzione di energia cellulare esercita un fattore importante nella ossidoriduzione
  • astaxantina e licopene: sostanze a forte potere antiossidante per l’inattivazione dei radicali liberi
  • vitamina C ed E: hanno azione antiossidante in quanto contrastano la formazione dei radicali liberi, proteggo le membrane delle cellule consentendo così di avere una maggiore sopravvivenza delle cellule per la protezione da fattori aggressivi esterni ed interni.

Altre sostanze possono essere utili nel migliorare la qualità dello sperma come ad esempio l’acido aspartico che è un aminoacido che stimola la produzione del testosterone e la L-arginina che ricopre un ruolo fondamentale nel mantenimento delle funzioni dell’organismo come ad esempio nella produzione di ossido nitrico (NO).

In conclusione

In conclusione possiamo affermare che l’infertilità maschile è in aumento sia motivi strettamente legati all’organismo sia per le scelte individuali o di coppia che portano alla ricerca del primo figlio sempre in un’età avanzata e sappiamo che circa il 25% dell’infertilità maschile riconosce una causa sconosciuta e quindi il termine “idiopatico” può essere usato solo se l’andrologo dopo un’accurata anamnesi, un esame clinico e gli esami di laboratorio necessari non ha individuato cause alla base di queste alterazioni.

Queste alterazioni idiopatiche del liquido seminale sembrano essere associate però ad uno stile di vita non sano e all’esposizione a fattori inquinanti ambientali; dunque importante è migliorare il primo ed evitare gli ultimi per prevenirne la comparsa.

Evitare l’obesità, mangiare sano, fare attività fisica regolare, smettere di fumare e di utilizzare droghe “leggere e pesanti”, limitare il consumo di alcol e aumentare il consumo di sostanze con potere antiossidante, come le vitamine, può prevenire il deterioramento del liquido seminale.

A questi buoni consigli possiamo consigliare l’utilizzo di determinate sostanze antiossidanti e produttori di energia per il nostro spermatozoo al fine di migliorare la possibilità di ottenere un concepimento.

Tale terapia può anche essere propedeutica o contestuale ad altri trattamenti ad esempio chirurgici come la rimozione di un varicocele o possono essere complementari anche a procedure di procreazione medicalmente assistita (PMA) per migliorare la qualità degli spermatozoi scelti per queste tecniche.

Dott. Gian Luca Milan

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