incontinenza urinaria femminile

L’incontinenza urinaria (I.U.) è un problema medico ed igienico-sociale comune in tutto il mondo. L’I.U. è più frequente nel sesso femminile con un rapporto di 2,5:1 rispetto a quello maschile. Si stima che circa il 30-40% delle donne oltre i 60 anni presenti delle perdite involontarie di urina più o meno associata a sintomi di prolasso degli organi pelvici (vescica, utero o retto). La tipologia di incontinenza prevalente è quella da stress (I.U.S.) cioè quella legata allo sforzo fisico con un aumento della pressione addominale (risata, starnuto, colpo di tosse, marcia, corsa ecc.). La gravidanza e il parto fisiologico giocano un ruolo importante nella genesi della I.U.S. e del prolasso. Questo perché si modificano direttamente o indirettamente le strutture di supporto dell’uretra e della vescica (pavimento pelvico femminile). Inoltre, si possono verificare durante il parto delle lesioni neurologiche come ad esempio la compressione o lo stiramento del nervo pudendo che può essere permanente. Fattori di rischio per sviluppare I.U. dopo la gravidanza e il parto sono le alterazioni congenite del sistema fasciale, il perineo corto (distanza ano-vulva meno di 2 cm), la macrosomia fetale (ovvero il peso fetale superiore a 3700 gr.), parto prolungato, utilizzo del forcipe e le manovre per facilitare l’espulsione del feto con maggior rischio di lacerazioni del sistema muscolare e fasciale del pavimento pelvico femminile.

La riabilitazione perineale (ginnastica) è stata proposta inizialmente da A. Kegel, un ginecologo americano, che propose determinati esercizi per prevenire e/o trattare il prolasso genitale e l’incontinenza urinaria. La riabilitazione del pavimento pelvico femminile diventa parte fondamentale del programma terapeutico per l’I.U.

La riabilitazione del pavimento pelvico ha un ruolo positivo sulla statica vescicale, sul controllo uretrale, sul tono dei muscoli elevatori dell’ano e inibisce le contrazioni detrusoriale (muscolo vescicale) migliorando la continenza urinaria. Tutti noi urologi e ginecologi riconosciamo nella riabilitazione del pavimento pelvico femminile un ruolo importante per la prevenzione ed il trattamento dell’incontinenza urinaria da sforzo nell’immediato post partum soprattutto nelle pazienti che presentano uno o più fattori di rischio prima citati. Al contrario quando non ci sono fattori di rischio ginecologici od ostetrici si può soprassedere da un trattamento riabilitativo preventivo.

Il programma riabilitativo andrebbe eseguito tra le 8 e 16 settimane dopo il parto e se eseguito correttamente previene del 50% la possibile e futura insorgenza dell’incontinenza urinaria. L’insuccesso della terapia riabilitativa post partum potrebbe essere legata ad un non corretto trattamento o alla presenza di gravi danni provocati dal parto non reversibili con la sola fisioterapia (come i danni di tipo neurologico o importanti lesioni muscolari e/o fasciali).

Oltre al periodo post partum che vede i ginecologi, in prima battuta, a consigliare le proprie pazienti di consultare un fisiatra per iniziare un trattamento fisioterapico esistono molteplici situazioni cliniche slegate alla gravidanza e/o al parto che possono spingere noi urologici a pensare ad un trattamento riabilitativo del pavimento pelvico femminile.

L’indicazione principale è l’incontinenza urinaria da sforzo di lieve entità associata o meno al prolasso di lieve grado. Il trattamento riabilitativo è anche indicato nelle donne che rifiutano un intervento chirurgico per l’incontinenza urinaria da sforzo o anche nei casi di prolassi genitali significativi sia prima che dopo la chirurgia per prevenire successive problematiche di incontinenza urinaria.

Anche in caso di incontinenza urinaria da urgenza, cioè quella determinata non da un danno anatomico o funzionale ma dall’iperattività della vescica, la riabilitazione del pavimento pelvico femminile può avere un significato positivo.

Da non dimenticare, in aggiunta, che l’incontinenza urinaria sia da urgenza che da sforzo può presentarsi durante l’attività sessuale compromettendo, pertanto, la qualità di vita delle pazienti. Un programma riabilitativo in queste donne può servire per migliorare la vita sessuale della coppia.

I trattamenti riabilitativi risultano poco costosi, semplici, privi di effetti collaterali e lasciano, soprattutto, inalterate ulteriori opzioni terapeutiche. Risulta fondamentale la collaborazione tra le varie figure specialistiche (ginecologo/fisiatra – urologo/fisiatra) al fine di decidere e scegliere le migliori opzioni che abbiamo a disposizione (riabilitativa, chirurgica o farmacologica) anche magari associate.

Dott. Gian Luca Milan

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