La terapia medica dell’ingrossamento prostatico benigno consiste nell'assunzione di farmaci per alleviare i disturbi medio - severi dell'IPB e per prevenire le complicanze della malattia.

La terapia con farmaci alfa litici è' una tra le più utilizzate una delle terapie più efficaci. Si tratta di farmaci che bloccano i recettori adrenergici alfa presenti sulla prostata e sul collo vescicale. Nella IPB questi recettori aumentano di numero e vengono stimolati dalla noradrenalina. Il risultato è una contrazione e spasmo della muscolatura liscia dello stroma e della capsula prostatica e del collo vescicale. Questo spasmo determina una ostruzione funzionale dell'uretra circondata dalla prostata e una scarsa apertura del collo vescicale durante la minzione. Questo spasmo e l'ostruzione funzionale che ne consegue si aggiungono all'ostruzione anatomica determinata dall'ingrossamento della prostata. I farmaci alfa-litici permettono di alleviare l'ostruzione funzionale rilasciando la prostata e il collo vescicale tramite il blocco dei recettori alfa. In altre parole gli alfa-litici rilasciano la prostata e il collo vescicale aiutando il flusso dell'urina attraverso l'uretra prostatica. L'azione terapeutica è veloce: dopo qualche giorno o settimana si possono osservare i primi miglioramenti sintomatologici.

Gli effetti collaterali più comuni sono l'ipotensione ortostatica e l’eiaculazione retrograda. Gli alfa-litici possono bloccare anche i recettori alfa che sono presenti normalmente sui vasi sanguini provocando un effetto di vasodilatazione in alcune situazioni, come quando un soggetto passa dalla posizione supina a quella ortostatica. Il risultato è l'ipotensione ortostatica che rappresenta uno dei possibili effetti collaterali. Lo sviluppo di farmaci alfa-litici maggiormente selettivi sui recettori presenti al livello prostatico ha permesso di ridurre in modo significativo questo effetto collaterale. In ogni caso bisogna prestare attenzione ai pazienti con pressione arteriosa già bassa o che sono affetti da episodi di ipotensione ortostatica o pazienti che assumono terapie antipertensive. L'altro effetto collaterale comune è l’eiaculazione retrograda, ossia la mancata emissione dello sperma che si riversa in vescica mischiandosi con le urine, anche se l'orgasmo viene conservato. E' un effetto reversibile quindi alla sospensione del farmaco torna una eiaculazione normale.

I farmaci più comunemente utilizzati sono quelli selettivi, ossia la tamsulosina, la silodosina e l'alfuzosina.

La 5-alfa reduttasi (5ARI) è il nome di un enzima deputato alla conversione del testosterone in diidrotestosterone. Quest'ultimo, rappresenta l'ormone androgeno più potente dell'organismo e la sua attività è 4-5 volte superiore rispetto a quella del testosterone. Esiste in due forme, la I e la II, ed è presente nella prostata, nei follicoli piliferi, nelle ghiandole sebacee, nel fegato e nel sistema nervoso centrale. Dentro la prostata l'enzima converte quindi il testosterone nel metabolita più attivo, il diidrotestosterone, il quale è il responsabile delle funzioni, del trofismo e dello sviluppo prostatico.

L'inibizione di questo enzima avviene con i farmaci inibitori delle 5ARI, la dutasteride e la finasteride (i5ARI). L'inibizione dell'enzima provoca una riduzione del metabolita attivo del testosterone. Il risultato è un rallentamento della crescita prostatica, una riduzione (non oltre il 30% a seconda dei casi) del volume prostatico, un miglioramento dei sintomi legati all'ipertrofia prostatica e un minor rischio di complicanze legati all'IPB (ritenzione acuta d'urina, macroematuria.

L'azione terapeutica richiede più tempo rispetto agli alfa-litici, di solito più di 6 mesi. Rispetto però agli alfa-litici che trattano solo i sintomi, mentre l'evoluzione della IPB continua, gli i5ARI hanno un effetto proprio sull'ipertrofia della ghiandola. La terapia è più efficace nei casi di prostata di volume superiore ai 40 ml.

L'effetto collaterale più importante è la riduzione della libido e la disfunzione erettile fino a 10-15% dei casi, proprio perchè modificano la via metabolica del testosterone. L'altro effetto è la riduzione del PSA, per cui prima di iniziare questa terapia dovrebbero essere chiarite le cause di un eventuale PSA elevato. Il rischio infatti è di mascherare una elevazione del PSA da neoplasia prostatica.