incontinenza urinaria femminile iter diagnostico

L’incontinenza urinaria nella donna viene spesso considerata come una forma unica e quindi che non necessita di indagini diagnostiche supplementari. Tuttavia, esistono diversi tipi di incontinenza urinaria e una corretta valutazione diagnostica permette un adeguato trattamento con i migliori risultati per le pazienti. Ovviamente vale la regola generale che sulla base dei reperti anamnestici e della visita urologica eseguita si scelga la via ritenuta più breve per giungere alla diagnosi anche se questa comprende indagini di tipo invasivo. D’altro canto se i rilievi anamnestici non forniscono alcun elemento utile l’iter diagnostico si indirizzerà in una prima fase alle forme più comuni di incontinenza urinaria utilizzando in questo caso inizialmente a metodiche diagnostiche meno invasive.

Le due principali forme di incontinenza urinaria sono il tipo “da urgenza” e quella “da sforzo”. Le indagini diagnostiche utilizzate per queste forme sono esami funzionali quali indagine urodinamica, elettromiografia, cistouretrografia minzionale. Una valutazione molto semplice consiste nel test mediante assorbenti che serve a quantificare l’entità della perdita involontaria di urina.

Il profilo pressorio uretrale è una tecnica di indagine invasiva che consente di capire i parametri della funzione uretrale ed è indicata nelle pazienti nelle quali si sospetti una insufficienza sfinteriale (incontinenza da sforzo) o di una combinazione con altre forme di incontinenza.

Nelle forme di incontinenza urinaria da urgenza che può spesso essere associata a patologia della parete vescicale può essere utile l’uretrocistoscopia in anestesia generale per determinare la capacità anatomica massima nei casi di vescica ipersensibile. Talvolta, si rendono necessarie delle biopsia della mucosa vescicale per escludere forme infiammatorie croniche o lesioni pre-cancerosi vescicali come il carcinoma in situ (CIS vescicale). Nelle incontinenza urinarie di tipo riflesso come l’iperattività detrusoriale si associano spesso ad un’alterazione dello svuotamento vescicale per dissenergia tra il muscolo vescicale (detrusore) e sfintere uretrale. Pertanto, in questi casi l’indagine funzionale di studio pressione/flusso è associata all’elettromiografia del pavimento pelvico con visualizzazione contestuale radiologica della fase minzionale per individuare una ostruzione funzionale.

Esistono delle forme di incontinenza urinaria extrauretrale di solito associate temporalmente a un trattamento chirurgico o radioterapico.

Le forme di “falsa” incontinenza urinaria come la presenza di fistola vescico-vaginale si possono individuare semplicemente con la colorazione di blu di un tampone vaginale inserito a fondo dopo l’instillazione intravescicale di blu di metilene o indaco di carminio. Nel sospetto di una fistola ureterovaginale il test mediante tamponi andrà eseguito dopo l’iniezione endovenosa di indaco di carminio.

Prima di ogni intervento chirurgico deve essere eseguita una indagine cistoscopia e colposcopica per valutare le dimensioni della fistola vescico-vaginale.

In conclusione, un corretto approccio diagnostico/terapeutico nell’incontinenza urinaria femminile non è diverso da tutti gli approcci per altre patologie al fine di arrivare ad una corretta diagnosi e procedere all’adeguato trattamento farmacologico, fisioterapico e/o chirurgico.

Dott. Gian Luca Milan

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