urologo spiega a paziente

Come già descritto dal sottoscritto all’interno di questo sito L’IPP o malattia di La Peyronie, dal nome del chirurgo che la scoprì nel 1743, è una malattia dell’organo genitale maschile a causa non ancora ben nota, caratterizzata da una fibrosi circoscritta della tunica albuginea, la guaina scarsamente vascolarizzata che riveste i corpi cavernosi.

L'area di fibrosi, definita genericamente "placca", costituisce una limitazione alla elasticità dell’organo durante l'erezione determinando una curvatura verso il versante malato.

Il riscontro frequentissimo delle placche sulla linea mediana dell’organo nella regione ventrale o dorsale di esso ha fatto ipotizzare che alla base della malattia vi siano traumi o microtraumi ripetuti nel tempo a carico dell’organo eretto che determinano lesioni, anche minime, di quell'area della tunica albuginea che si trova a livello del setto di separazione tra i due corpi cavernosi (setto intercavernoso).

Un trauma in erezione può scollare questi due strati di fibre lacerandoli.

A queste lacerazioni, uniche o ripetute, conseguono i normali processi riparativi dell'organismo che all'inizio producono fenomeni di infiammazione locale e, nel tempo, probabilmente in individui predisposti, la formazione di una cicatrice.

Questa costituisce la tipica "placca" della IPP.

Col passare del tempo questi processi cicatriziali si stabilizzano, vi si depositano sali di calcio col risultato finale di placche calcifiche immodificabili, tipiche delle IPP stabilizzate.

La malattia di La Peyronie colpisce prevalentemente uomini di mezza età, molto più raramente soggetti giovani o anziani.

Quale è la sintomatologia che riferiscono i pazienti?

La malattia nel 50% dei casi ha esordio improvviso e nell'altro 50% dei casi esordio insidioso e lento nel tempo.

Un paziente su due ha ricordo del trauma subito accompagnato da vivo dolore durato da pochi minuti a qualche giorno intercorso circa 1-4 settimane prima dell'insorgenza della curvatura.

L'altra metà dei pazienti non ricorda invece un evento traumatico preciso.

Comunque insorga, la malattia conclamata si manifesta con una fase acuta e una fase di stabilizzazione.

Nella fase di acuzie, che come abbiamo visto può insorgere immediatamente dopo un trauma o dopo un periodo variabile di tempo, il paziente lamenta dolore spontaneo o all'erezione e curvatura dell’organo in erezione e, meno frequentemente, anche in stato di flaccidità.

A questa segue la fase di stabilizzazione in cui i processi infiammatori sono risolti e residua una placca calcifica inattacabile dalla terapia medica.

E' dunque fondamentale aggredire la malattia con la terapia idonea nella fase acuta, quella in cui l'infiammazione e i processi cicatriziali sono ancora in atto, per ridurre la formazione della cicatrice e il deposito dei sali di calcio.

Alla malattia di La Peyronie può associarsi un deficit erettile sia perché il dolore e la curvatura, con il conseguente dolore alla penetrazione per entrambi i partner, hanno sull'attività sessuale un importante effetto psicologico negativo, sia perché le modificazioni dei tessuti che sono alla base della possibile causa dell'IPP coincidono con quelle che concorrono al determinismo delle disfunzioni erettili organiche determinando molto spesso un deficit veno-occlusivo.

Diagnosi di IPP

La diagnosi di IPP si basa su:

  • accurata raccolta della storia clinica del paziente (modalità e tempi di insorgenza, sintomi, manifestazioni associate, vita sessuale);
  • autofotografie nelle tre proiezioni (dalla alto verso il basso, lateralmente e frontalmente) che il paziente deve eseguire con l’organo eretto permettendo di calcolare l'esatto angolo di curvatura;
  • esame obiettivo che eseguito da mani esperte permette valutazioni estremamente precise dello stato di malattia;
  • ecografia tessutale con organo in condizioni di flaccidità e in erezione farmacoindotta (ecocolor doppler penieno dinamico).

Terapie per La Peyronie

Le terapie non chirurgiche dell'IPP devono essere impiegate nella fase iniziale della malattia (fase infiammatoria) per attenuare o bloccare quei fenomeni che portano alla formazione della placca.

Per quanto riguarda l'uso di farmaci per via sistemica, cioè da assumersi per bocca o per via iniettiva, non esiste un protocollo di trattamento che sia universalmente accertato.

Fra i farmaci proposti quello che viene attualmente più utilizzato è la Vitamina E che attraverso un'azione eutrofizzante ed antifibroblastica, agisce positivamente sul rinnovamento cellulare.

Le vie di somministrazione dei farmaci per via locale sono due:

  • l'infiltrazione tramite siringa peri o intraplacca
  • la iono o iontoforesi, con la quale ci si affida alla penetrazione del farmaco per via transdermica, attraverso l'uso di una corrente elettrica.

Come per la terapia farmacologica generale la terapia medica locale è controindicata o, quantomeno, considerata inutile quando la malattia si è stabilizzata e la placca presenta dei fenomeni di calcificazione, specie per placche particolarmente estese e deformanti.

Anche in questo caso i farmaci utilizzati sono stati molti; attualmente i più utilizzati, da soli o in associazione, sono il Verapamil e Cortinonici.

Con il termine di "terapie con mezzi fisici" si indentificano quei trattamenti che utilizzano ultrasuoni, onde d'urto o energie LASER.

Sono forme di trattamento ben tollerate, senza effetti collaterali, ma che non si sono dimostrate più efficaci rispetto ai trattamenti già illustrati.

Il trattamento ESWT è un trattamento ad onde d'urto sulla placca, molto simile come principio fisico al trattamento ESWL che consente di frantumare i calcoli renali.

Tale trattamento può essere utile nel ridurre significativamente il dolore in erezione nelle fasi iniziali della malattia e in alcuni casi nel bloccare o attenuare il processo infiammatorio con buoni risultati.

Un nuovo trattamento per La Peyronie

Negli ultimi tempi abbiamo a nostra disposizione un trattamento combinato per l’IPP o malattia di La Peyronie.

Trattasi di una apparecchiatura che ha lo scopo da un lato di veicolare all’interno dei tessuti dei principi attivi senza utilizzo di aghi e dell’altra di utilizzare le onde d’urto per il trattamento della placca.

Questo apparecchio ha un sistema per “trasportare” per via transdermica, quindi in maniera non invasiva senza dolore ed effetti collaterali, i principi attivi omeopatici o farmacologici.

Tramite l’applicazione su una superficie biologica di un particolare impulso elettrico si induce un aumento transitorio della permeabilità dei tessuti e questo fenomeno favorisce l’assorbimento transcutaneo di principi attivi a rilascio controllato e a profondità predefinita.

Si riescono così ad ottenere una più alta concentrazione di agenti terapeutici sui distretti target (cioè quelli coinvolti dalla malattia) con minore o nullo assorbimento sistemico e conseguente diminuzione della “tossicità”.

Trattasi di una vera e propria “siringa virtuale” che è in grado di iniettare il principio attivo specificatamente dove è necessario.

Le onde d’urto extracorporee sono utilizzate diffusamente e da molto tempo con successo nella terapia di patologie di interesse fisiatrico ed ortopedico soprattutto nelle tendiniti.

Nel nostro caso sono modulate a bassa intensità (ESWT).

Questo tipo di trattamento, tuttavia, ha radici nell’urologia quando dai primi anni 80 sono state e tuttora sono impiegate (ad alta intensità) per frantumare i calcoli renali (ESWL).

Quindi in uro-andrologia c’è un ritorno alle origini con una metodica che sfrutto lo stesso principio di azione seppur con apparecchiatura, modalità e tecnologia differente.

La familiarità dell’urologo e dell’andrologo con le onde d’urto in generale ha consentito sviluppare indicazioni terapeutiche anche per la disfunzione erettile, la malattia di La Peyronie e le prostatiti croniche.

La terapia prevede plurime sedute dove sull’organo genitale maschile del paziente, sdraiato supino, si posiziona gel ecografico e si appoggia la sonda; tramite questa sonda si procede al trattamento, che consiste nell'applicazione di energia meccanica, ceduta ai tessuti attraverso onde d'urto (onde sonore).

Per questo motivo dall'apparecchiatura proviene un suono secco e ritmico: è normale e indica che si stanno producendo onde d'urto.

La terapia non è dolorosa e, in ogni caso, è costantemente monitorata dall'operatore, è modulabile e può essere interrotta in qualsiasi momento.

L'urologo avrà cura di distribuire omogeneamente l'energia meccanica su tutta la superficie da trattare, per ottenere il massimo beneficio.

Le onde d'urto stimolano la neoangiogenesi (formazione di nuovi vasi sanguigni), la produzione di ossido nitrico, la rigenerazione dei tessuti con rimodellamento delle placche peniene contribuendo al ripristino della necessaria elasticità dei corpi cavernosi.

Il trattamento è poco o non doloroso e sostanzialmente privo di gravi effetti collaterali.

È possibile, seppur raramente, che si formino piccoli ematomi della parte trattata, situazione benigna e transitoria.

Come per qualsiasi altro trattamento medico, è necessario monitorare nel tempo la risposta del paziente, per le grandi variabili inter-individuali.

Il paziente verrà pertanto sottoposto ad un'attenta valutazione pre e post ciclo terapeutico.

L’elettroporazione consente, invece, di veicolare sostanze all’intero della placca e nel tessuto limitrofo come il verapamil, cortisonici, antiossidanti, vitamina E.

Il trattamento combinato di onde d’urto e elettroporazione dura 10 minuti per ogni terapia e può essere completato con utilizzo del Vacuum Device per altri 10 minuti al fine di mantenere in estensione l’organo e favorire il “modellamento” della placca di IPP.

Si discute ancora su quante sedute devono essere eseguite per ciclo ma mediamente si possono eseguire dalle 6 alle 10 sedute: 2 volte alla settimana o 1 alla settimana.

In futuro tra i vari protocolli terapeutici l’evidenzia clinica ci dirà quale sarà quello migliore.

Il trattamento combinato di onde d’urto + elettroporazione + dispositivo Vacuum al giorno d’oggi rappresenta il trattamento di prima scelta nell’IPP soprattutto per l’impossibilità, da qualche mese, ad utilizzare in Italia e in Europa la collagenasi di Clostridium histolyticum (nome commerciale Xiapex). (vedi "Cura della Induratio Penis Plastica: un passo indietro")

Trattasi di un enzima in grado di ammorbidire la placca e ridurre la curvatura e le iniezioni di questo farmaco costituivano una vera e propria chirurgia chimica: la collagenasi di Clostridium histolyticum, mediante 2 o 3 applicazioni (iniezioni intraplacca), potevano favorire una riduzione della curvatura e il paziente poteva recuperare una buona qualità del rapporto sessuale.

Per motivi commerciali e i costi elevati di questa terapia oggi il farmaco non è più reperibile in Italia e in Europa.

Solo nei casi più gravi è necessaria la chirurgia per l'asportazione della placca, il raddrizzamento del pene ed eventualmente l'inserimento di una protesi.

Dott. Gian Luca Milan

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